Yan Xiaochao |
A differenza
del più classico wuxiapan, fatto di onore, rispetto e tanto
combattimento, l'action orientale di Stephen Fung che porterà al
Toronto International Film Festival, è figlio di una passata e non
troppo lontana carriera nella sceneggiatura e più precisamente
nell'ironico, distorto e simpatico Shaolin Soccer.
Tai Chi 0 è il primo
di una trilogia che lo stesso Fung vorrebbe portare a compimento
entro il 2014 e mescola caratteristiche di diverse epoche nipponiche,
cercando di condire una pratica marziale e filosofica, senza
approfondirne per scelta il significato, con la modernità, i voli
estremi e una colonna sonoro stile punk rock. Nonostante tutto, il
film cerca di addentrarsi per una riscoperta dell'arte del tai chi,
non solo pescando in epoche diverse, ma affascinando lo spettatore
attraverso stili dfferenti, tra cui la fumettistica, grazie anche ad
una fotografia degna di nota.
Un'immagine del film |
Il
film è prodotto dallo stesso Fung con la partecipazione di Jet Li e
Jackie Chan e la supervisione ai combattimenti di Sammo Hung, ed intepretato infine dallo sconosciuto Yan Xiaochao (nel cast anche Peter Stormare). Difficile definire una trama,
anche se si può partire dal protagonista, Yang Luchan, un
fenomeno da baraccone che decide di imparare il tai chi che
stranamente viene conosciuto solo in un piccolo villaggio. Spronato
dalla madre che vede in lui un potere straordinario, deriso com'è
per quella sua escrescenza sulla fronte (fonte dei suoi poteri), si
imbarca in un viaggio verso il fantomatico villaggio. Come fu per gli
abitanti in Kung Fusion
dell'amico Stephen Chow, anche qui nel villaggio conoscono tutti il
tai chi. Viene infatti scoraggiato dagli stessi abitanti che uno ad
uno lo affrontano, sconfiggendolo.
Yao Xiaochao (in alto) |
Sarà
l'intervento del maestro Chen, travestito da straccione, ad indicargli
la via per l'arte marziale e per il cuore di Yuniang dalla quale ha
subito anche una dura sconfitta. Il film inizia tramite un flashback
girato come si conviene ad un film d'epoca. Appena finisce la parte dove
viene intrattenuto dagli abitanti, il tono del film cambia ancora,
generando uno stile steam attraverso una strana macchina a vapore e ad un nugolo di uomini provenienti dall'occidente. Il tutto condito da
sequenze a vignetta, a videogame e l'idea geniale e caotica di
presentare mano a mano gli attori appena appaiono in scena, con tanto
di nomi, corredati dalle loro esperienze professionali. Il film è fuori da
ogni schema, una metamorfosi metafilmica difficile da trovare in
giro, con l'aggiunta di ottimi combattimenti e una trama che prende
piede sempre di più alla fine, per consentire al film di
giustificare il secondo capitolo, anche se questo frena le
aspirazioni sconclusionate e divertenti dello stilismo di Fung.
Nessun commento:
Posta un commento