Jacques Gamblin |
“Non si pensa ai premi quando si fa un film e i
riconoscimenti arrivano come doni inaspettati…” così Gianni Amelio saluta il
premio al suo ultimo film Il primo uomo (candidato per altro come
papabile per Miglior Film Straniero agli Oscar 2013), entusiasta come si
conviene a qualsivoglia riconoscimento del proprio operato. Dal 5 a 10 novembre
comincerà il Festival Internazionale di cinema e narrativa nella siciliana
Agrigento. Amelio ottiene il dovuto dopo una pellicola tratta dall’omonimo
romanzo di Camus e si dichiara felice di questo importante premio, l’Efebo
d’oro, dopo aver conquistato il Premio Pietro Bianchi, per il contributo come
giornalista cinematografico, all’ultima Mostra del cinema di Venezia “…Un
premio come l’Efebo d’oro, nato nel cuore della Sicilia poi, è il coronamento
di un percorso, un gesto di calore tutto speciale”.
Nino Jouglet |
Un film che ruba l’essenza del romanzo, rendendolo
autobiografico, come spiega Amelio, che si ritrova a raccogliere analogie con
il bambino protagonista che poi altri non è se non il Camus adolescente. Un
film che racconta il viaggio nel passato di un uomo che vola nella sua terra
natale, l’Algeria (patria anche dello scrittore), per cercare di perorare la
causa, approssimativamente vicina al sogno patriottico, e vedere così musulmani
e francesi vivere in totale armonia, causa fin troppo difficile da realizzarsi
negli anni ’50, in un Paese afflitto dalla guerra, ma comunque pronto a
risalire la china. Il viaggio però verrà utilizzato per ritrovare la madre e il
passato. Oltre al film di Amelio, che il 10 novembre avrà anche l’onere di
parlare ad una platea formata da giovani agrigentini, un premio va anche ad un
documentario, Terramatta di Costanza Quatriglio, un biopic (come si ama
tanto dire in quest’epoca) su Vincenzo Rabito, ex analfabeta ragusano assurto a
scrittore semifamoso.
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